Il faro di Mangiabarche, Sant'Antioco

venerdì, gennaio 05, 2018


"Vidi un grande scoglio, circondato da altri più piccoli, dei quali emergevano dall’acqua solo le punte. Aguzze e pericolose. Le onde spinte dal maestrale si schiantavano contro le rocce, arrivando a bagnare con i loro spruzzi il faro che si ergeva nel punto più alto. L’origine del nome era evidente: sembrava la dentatura di una mostro marino."
Massimo Carlotto, Il mistero di Mangiabarche


Il vento in Sardegna è una costante dell'inverno. Tutti quei luoghi che durante i mesi caldi appaiono calmi e impassibili, nella stagione fredda diventano fedeli al movimento. Tutto abbandona la staticità. Le correnti d'aria che si abbattono incessanti sulla costa, il mare che s'increspa e avvolge le rocce, la terra umida impregnata di salsedine, le piante che si piegano sospinte da una forza che le modella. Tutto è vivo. 


Per ammirare la potenza delle onde, non c'è nulla di meglio di un paesaggio che contempla un faro. Un "...ever fixed-mark, that looks on tempests and is never shaken". Un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai, come scriveva Shakespeare. 
Come il faro di Mangiabarche.


Mangiabarche, ad indicare che il mare può sempre risucchiare ogni imbarcazione con la sua violenza e scagliarla sulle rocce. Le rocce della costa o quelle che rimangono nascoste tra il fondale e la superficie. Un pericolo non visibile ma altamente rischioso per chi cerca di avvicinarsi alla riva o per chi viene sospinto un po' troppo vicino dalle correnti. 


Ci troviamo nell'Isola di Sant'Antioco, a Calasetta. 
L'isola è collegata alla terraferma da un istmo artificiale che la rende raggiungibile attraverso una normale strada. Un po' come un cane al guinzaglio. Un'isola legata ad un'isola che mantiene la sua natura selvaggia di luogo circondato dall'acqua, isolata in sé stessa nella propria isolitudine. Nessuna isola infatti, riesce mai a liberarsi del proprio isolamento interiore nonostante le strade che cercano di connetterla ad altre destinazioni. Si connette certamente, ma mantiene un occhio fisso sull'orizzonte isolato, sull'osservare malinconicamente la propria solitudine, come se qualcuno dovesse arrivare dal mare, spuntare dalle onde e non dalla terra a cui è collegata.  


Il faro tra i più fotografati della Sardegna in realtà, è un fanale. Per tutti gli amanti del mare, questa definizione è importante. Il faro è più imponente, mentre il fanale ha dimensioni più esigue. Il primo emette una luce bianca mentre il secondo emette una serie di luci diverse per aiutare i naviganti a condurre la barca in una determinata zona a seconda dei pericoli e delle caratteristiche del territorio. Il faro invece, ti aiuta a capire dove ti trovi e se sei giunto in una località, di solito importante per l'attracco. 



"Per essere un faro, devi essere abbastanza forte da resistere a ogni
tipo di tempesta, a ogni genere di solitudine e devi avere
una luce potente dentro di te."
Mehmet Murat İldan


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10 comments

  1. Come sempre incisiva tra immagini e parole !

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  2. le tue foto fanno sempre venire una voglia immediata di partire, mannaggia! :)

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  3. Hai pubblicato delle foto spettacolari, veramente non ho parole per dirti quanto mi abbiano colpita !! E poi io ho un debole per i fari 🙂 buon weekend!

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  4. Sono capitata su questo blog per caso... che scoperta!
    Foto e parole formano un'unica e meravigliosa sinfonia.

    Io non ho mai trovato la strada per scendere sugli scogli che stanno di fronte al faro/fanale, quindi mi sono sempre limitata a guardare da lontano... da dove si passa?

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    1. Ciao, grazie mille. Mi ci ha portato un'amica e mi ricordo che sono passata vicino ad una casetta diroccata per poi lasciare la macchina e proseguire a piedi :) su maps si dovrebbe vedere questo percorso dall'alto.

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