Punta la Marmora, Gennargentu, Sardegna

mercoledì, ottobre 04, 2017


"La nostra vita non procede in linea retta, ma volteggia, oscilla,
 torna sui suoi passi, si rinnova, si ripete.”
James Hillman 

Punta la Marmora, Gennargentu: 1834 metri di altezza. La vetta più elevata della Sardegna.
Ore 6 e qualcosa.




I passi per arrivare sulla vetta più alta della Sardegna. 

Partiamo verso il campo base nel tardo pomeriggio, credendo di sconfiggere il caldo asfissiante che invece, si fa sentire come se fosse l'ora di pranzo. E' agosto; le temperature rispecchiano pienamente l'estate e non si risparmiano. La prima salita per giungere dal parcheggio delle auto al piazzale di incontro per gli escursionisti ci dà un assaggio del sudore che proveremo quando inizierà la vera escursione. In realtà, per me, la parte più pesante, sarà proprio questa breve salita su una strada di cemento. Quando invece, sento l'erba e le pietre, mi sembra già di faticare meno.
"Voglio vivere così, col sole in fronte" cantava Claudio Villa. Io, per non sbagliare, mi infilo un bel cappello ampio che mi copre l'intero viso.


Il gruppo parte e durante il tragitto si divide in tanti piccoli nuclei indipendenti ma legati. Infatti, ad ogni pausa ci ritroviamo tutti insieme. C'è chi beve, chi mangia biscotti, chi scatta foto, chi chiacchiera, chi si corica nell'erba. Ognuno riempie il momento come può. Io sono sempre indecisa quindi faccio un po' di tutto. Ci sono varie fonti lungo la via e questo mi rincuora. Da sempre il mio più grande problema durante le escursioni è: "Avrò abbastanza acqua?".


Arriviamo al punto designato per trascorrere la notte. Montiamo la tenda fuori dal recinto protetto dove creare l'accampamento perché dentro non c'è più spazio. Fuori si vedono maialetti selvatici e capre ma non li temiamo. Si avvicinano in cerca di cibo e vagano tra le tende sperando di trovare nutrimento. Non hanno capito che gli escursionisti dopo qualche ora di camminata sono più voraci di loro. Si mangerebbero pure l'un l'altro, se potessero. Ci mettiamo in fila per lo spuntino serale e un bicchiere di vino. Sento la pressione del piatto vuoto in mano a qualcuno dietro di me che aspetta impazientemente di riempirlo. I cinghialetti scalpitano fuori dal recinto ma anche dentro. Se poi aggiungiamo anche il fatto, che molti di noi sono aresti (in Sardegna, si usa per definire una persona schiva), mi iniziano a sfuggire le differenze tra loro e noi.


Ascoltiamo l'ottimo concerto di Claudia Aru illuminati dalla luna quasi piena e dalle piacevoli torce da testa accecanti degli altri escursionisti. Sembra che ormai sia diventata parte del loro corpo. Girano la testa a destra e a sinistra, sorridenti. E intanto, altri escursionisti sorridenti, girano la testa a destra e a sinistra anch'essi. Si bestemmiano l'un l'altro ma col sorriso. L'atmosfera è carina. Vien scaldata anche dai commenti di chi ha bevuto troppo vino.


La notte dormiamo protetti da un magnifico cielo stellato, cullati dalle risate di alcuni escursionisti ubriachi che cantano vecchi successi (si sente nell'aria un certo pathos) e dal grugnito dei maialetti selvatici intenti ad annusare le nostre tende. Credevamo di averla piazzata bene quella tenda e ci troviamo invece, a rotolare verso il basso con cacche di mucca conficcate nella schiena (di quelle dure, fossilizzate dal caldo sole sardo). 



Ci svegliamo alle quattro, pimpanti e vitali e iniziamo a camminare al buio verso la cima. Arrivati lassù, scegliamo una roccia comoda per aspettare l'alba nel silenzio totale interrotto dal rumore di un drone che pare un tosa-erba. E' indescrivibile la sensazione di felicità una volta sorto il sole. La luce ci permette di ammirare un panorama vastissimo: Baunei, la gola di Su Gorropu, i tacchi di Ulassai, i monti di Jerzu, Dorgali, e tanti altri posti di cui deliniamo i contorni dal nostro posto privilegiato.


Da lassù, si respira il giorno, l'alba e la luce che illumina ogni cosa a poco a poco. Non si può certo restare indifferenti di fronte allo spettacolo del buio che si dirada e dei colori che si spargono nel cielo.


Non ci resta che dedicarci alla discesa ammirando il paesaggio ingiallito dal sole mattutino.



Mi restano quei minuti solitari trascorsi seduta su una roccia, in un posto in cui un paesaggio immenso è a portata di sguardo. Gli occhi si riempiono di bellezza e ne raccolgono quanta più possono per continuare a viverla nel ricordo. 


«Basta un colle, una vetta, una costa. Che fosse un luogo solitario e che i tuoi occhi risalendo si fermassero in cielo. L'incredibile spicco delle cose nell'aria oggi ancora tocca il cuore. Io per me credo che un albero, un sasso profilati sul cielo, fossero dei, fin dall'inizio».
Cesare Pavese

Questa bellissima escursione è stata organizzata da "Your Sardinia Experience."



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4 comments

  1. Bellissimi scatti come sempre ed immagino anche esperienza. Non sono molto portato per tende, maialetti che mi girano intorno e gente ubriaca che non mi fa dormire (come si dorme in tenda!?) ma bello :)

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    1. Si dorme abbastanza bene se la piazzi come si deve (non in pendenza come noi che stavamo rotolando verso il basso ahahhaha)
      Grazie :*

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  2. le tue foto sono sempre una grande ispirazione!

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Ogni commento è un raggio di sole.


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