Digital Detox by Alessio Carciofi

venerdì, settembre 02, 2016


"È la più semplice delle verità: una vita appartiene soltanto alla persona che la vive." 
P. Auster



Un paio di mesi fa ho letto un e-book interessante scritto da una persona altrettanto interessante che ho avuto modo di conoscere qualche anno fa, Alessio Carciofi. Fu il primo a scoprire questo mio spazio capovolto quando ancora era sconosciuto e ad invitarmi ad un evento social in un momento in cui ero ancora altamente asociale e sperduta rispetto ai tanti discorsi che popolavano il mondo del web. Ma sopratutto fu il primo a credere in me e in questo mio mondo fatto di piccoli pensieri e colori. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta dal lontano 2011 e silenziosamente, ho sempre seguito i suoi successi professionali, confermando a me stessa la stima nei suoi confronti. Quando è uscito il suo libro "Digital Detox" l'ho acquistato all'istante e l'ho letto nel giro di una giornata. Premesso che ci ho messo un'infinità di tempo per avvicinarmi ai social, sia per questioni di riservatezza sia perché sono un po' incostante, nell'ultimo paio di anni sono riuscita a creare un equilibrio tra il mio carattere e il modo in cui voglio mostrare il mio mondo tramite i social. Il suo libro parla proprio di questo, del nostro rapporto con Internet e dei suoi pericoli quando la vita virtuale ci risucchia in un vortice di condivisioni e presenza online. Per un addetto al settore fare un passo indietro rispetto a tutto ciò è una bella scommessa e una dimostrazione di coraggio, considerando che al giorno d'oggi, più appari, più sei considerato un guru e una persona di riferimento. 

Non sempre però questo è un bene perché la vita quotidiana offline spesso ne risente, togliendo spazio a tanti momenti semplici ma importanti che stiamo andando via via perdendo. L'ansia di condividere un nuovo piatto che stiamo assaggiando, un tramonto che stiamo ammirando, lo scatto di una festa a cui stiamo partecipando; sono esempi di distrazioni che ci trascinano via dalla nostra vita spesso per ore. Non si tratta solo del pubblicare qualcosa sul web ma anche di stare dietro alle reazioni degli utenti alla ricerca costante di un riscontro positivo verso ciò che stiamo condividendo. 

Questo e-book propone un riavvicinamento alle vecchie e buone abitudini attraverso un uso più consapevole della rete, una sorta di disintossicazione. Quando i social si trasformano in una droga non siamo più noi a controllarli ma sono loro a renderci schiavi di un sistema composto da lunghe sessioni in attesa di un approvazione. Ci imprigionano in una rete che cerchiamo di scalfire moltiplicando la nostra presenza online per sentirci parte di qualcosa. Ironico pensare che il mio senso di appartenenza a me stessa lo ritrovo solo nella "solitudine" e nel rispetto dei miei ritmi. Penso bene a ciò che voglio condividere sulle mie pagine per non tradire il mio mondo in nome di un modo di fare comune. Spesso è difficile. Difficile perché nessuna parola profonda, nessuna foto scattata dopo ore di osservazione, riesce a battere l'onnipresenza online, e viene fuori solo grazie a pochi occhi attenti che sanno ancora soffermarsi, osservare, meditare e dire: "Questo mondo nascosto dovrebbe uscire fuori!". Alessio nel suo libro tratta questi temi e dà ottimi consigli a tutti coloro che si rendono conto di essere assuefatti, e hanno bisogno di sconnettersi per riconnetersi. Fa riflettere molto. Ti invita a sminuire l'importanza delle notifiche in favore dei rapporti umani e delle emozioni, spesso rese merce delle rete. Sicuramente non bisogna rinunciare a questa magnifica rete di scambio e condivisione che è il web ma collocarla nella giusta dimensione. Ho due esempi di persone molto attive sui social e grandi comunicatrici, Nunzia Cillo e Manuela Vitulli, a dimostrazione del fatto che quando le persone hanno dei contenuti e la dote di esprimere le emozioni più intime in luogo pubblico, senza maschere e senza trucchi, anche uno spazio apparentemente "freddo" come Facebook, può diventare fonte di ispirazione e buona comunicazione.


Prendo spunto quindi, da questa lettura per raccontare una mia esperienza di "Digital Detox" forzato, durante le tre settimane che ho trascorso nell'Oceano Atlantico, completamente sconnessa dal mondo. All'inizio pareva facile. Dicevo a me stessa che sarebbe stato semplice non ricevere notizia alzuna dal mondo e "accontentarsi" degli input della mia mente e di quelli che arrivavano dai miei compagni di viaggio. Dopo una decina di giorni è poi sopraggiunta la noia. Eh sì, la noia, questa sconosciuta che ormai cerchiamo di sconfiggere come la peste a suon di wifi e stimoli esterni, dimenticandoci che è proprio la noia a stimolare la fantasia. Quei momenti apparentementi vuoti che abitualmente si riempiono di informazioni e immagini esterne, li ho "dovuti" riempire con il suono dei miei pensieri e tutto ciò che ne consegue. Ho potuto riflettere tantissimo ed elaborare sogni e progetti in maniera più rilassata e distaccata.  

C'è stato un momento in cui finalmente ho ripreso a pensare senza chiedermi cosa succedesse là fuori. Perché sostanzialmente la vita là fuori ero io, sotto un cielo stellato che tutti mi avrebbero invidiato. 

Sdraiata a pancia in su, sopra un catamarano che attraversava l'Oceano solitario, lontano da qualsiasi frastuono e preoccupazione, con tutte quelle migliaia di stelle a farmi da coperta. Si poteva chiamare questa noia? Si è immediatamente riattivata la mia fantasia che è sempre stata fervida e che spesso ho sopito ricercando modi online veloci ed indolore per tenerla lontana. Ho scritto un diario cartaceo ricco di storie, aneddoti, situazioni divertenti. Ho curato ogni parola perché non avevo distrazioni. Pensavo spesso ai miei cari e a cosa potesse succedere nel mondo durante la mia assenza. Tuttavia, questo non mi portava via dalla mia vita. Ho trascorso lunghe ore notturne ad ammirare il plancton che brillava, scontrando la nostra barca. Ore ed ore con la testa rivolta verso l'acqua. Altrettante ore poi, con gli occhi rivolti al cielo. E poi, mille altre ore, a cercare di scorgere i delfini e le balene. 

Il valore dell'attesa, della noia, della fantasia e dei mondi nuovi che si creavano nella mia mente e la riempivano di colori solo ed esclusivamente miei. Non più riflessi esterni, ma sfumature solo mie, di cui essere quasi gelosa pensando: "Questi mondi li ho costruiti io con pazienza e lasciando la mia fantasia libera sulle onde di questo meraviglioso Oceano."


Ecco, tutto questo pappone per dirvi: leggetelo. Vi piacerà. Lo trovate qui.

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6 comments

  1. grazie di cuore per le tue bellissime parole, che come sempre delineano i contorni di un orizzonte profondo e sconosciuto ai più ... tu ci riesci sempre bene. Continua così ;)

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  2. Concordo all grande con Alessio... Grazie Valotta mia 💙<3
    Io credo che ognuno abbia il proprio stile, il proprio modo di comunicare. L'importante è essere sempre se stessi. Tu, col tuo stile così intimo, colorato, sornione e riservato, lo fai benissimo.

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  3. siete sempre nel mio cuore ( tutte e due) <3

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